Palermo. I Caravaggeschi a Villa Zito
Dal 17 febbraio al 10 giugno 2018, una mostra a cura di Maria Cristina Bandera, direttrice scientifica della Fondazione Longhi, dedicata ai pittori che hanno operato nell’Italia centromeridionale nel Seicento e nel primo Settecento, da Jusepe de Ribera a Luca Giordano PALERMO - Una grande mostra quella che la Fondazione Sicilia presenta a Villa Zito, nella quale verrà esposto un importante corpus di opere provenienti dallaFondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi. Come noto infatti, Longhi dedicò a Caravaggio e ai suoi seguaci una vita di studi, a partire dalla tesi di laurea sul Merisi del 1911. Una scelta pionieristica quella dello studioso che da subito seppe riconoscere la portata rivoluzionaria della pittura del Caravaggio. Nel corso della sua vita Longhi raccolse un numero notevole di opere dei maestri di tutte le epoche, ma il nucleo più corposo è sicuramente quello che comprende i pittori caravaggeschi. In particolare, la collezione comprendeRagazzo morso da un ramarro dello stesso Merisi (che vanta esposizioni internazionali di spicco e recentemente esposto a Milano alla rassegna “Dentro Caravaggio”),acquistato dal Longhi nel 1928 e da cui realizzò un magnifico disegno a carboncino, firmato e datato 1930. Il disegno sarà esposto nella sezione introduttiva della mostra. Il percorso espositivo comprende più di 30 dipinti dei seguaci di Caravaggio e di altri artisti attivi nell’Italia del Sud. Apre l’esposizione il capolavoro di Valentin de Boulogne, la Negazione di Pietro, che rappresenta un eccezionale esempio della cosiddetta “manfrediana methodus”, quella particolare declinazione del caravaggismo che è stata messa in opera da Bartolomeo Manfredi. Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spicca una serie di cinque tele raffiguranti gli Apostoli del giovane Jusepe de Ribera e la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo. Poi ancora David con la testa di Golia di Giovanni Lanfranco, la Vanità di Angelo Caroselli, il drammatico San Girolamo del Maestro dell’Emmaus di Pau e l’Assunzione della Vergine di Antonio De Bellis, contraddistinta dalla minuziosa preziosità della tecnica esecutiva, che dimostra la tendenza verso uno schiarimento della tavolozza che si verifica nell’arte napoletana nei decenni centrali del Seicento. Il percorso prosegue con i capolavori di Mattia Preti, l’artista che più di ogni altro pittore contribuì al mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione caravaggesca. In mostra anche due grandi tele appartenenti alla Fondazione Sicilia. Si tratta di Giuditta e di Nettuno e Anfitrite di Luca Giordano, artista che traghetta l’arte napoletana dal naturalismo di Ribera verso la pittura più chiara e leggera del Settecento. Sempre della Fondazione palermitana sono Cristo e la samaritana di Mattia Preti e Salomone e la regina di Saba di Francesco Solimena che si accostano alle tele degli stessi artisti presenti nella collezione Longhi. Accompagna la mostra un catalogo realizzato da Marsilio Editori che presenta tutte le opere esposte. ...