Palermo. A Palazzo Branciforte contemporaneità e memoria storica nell’opera di Marzia Migliora
“Voce del verbo avere” è la mostra che inaugura sabato 8 settembre. Un progetto che prende avvio dalle suggestioni restituite dall’ex Monte dei Pegni e che invita a una riflessione politica e sociale sulla condizione attuale dell’uomo PALERMO - “Voce del verbo avere” questo il titolo della personale di Marzia Migliora (Alessandria, 1972), a cura di Valentina Bruschi e Beatrice Merz, nata dalla collaborazione tra Fondazione Merz e Fondazione Sicilia. La mostra fa parte delle iniziative di Palermo capitale italiana della cultura 2018 e si inserisce in Punte brillanti di lance, un programma di mostre e eventi avviato nel 2017 dalla Fondazione Merz per la Città di Palermo. Si tratta di una mostra che è ideale prosecuzione della personale di Migliora dal titolo Velme, realizzata nel 2017 dalla Fondazione Merz a Ca’ Rezzonico a Venezia. L’esposizione è costituita dall’installazione La fabbrica illuminata, realizzata originariamente dall’artista per la mostra Velme e da tre opere inedite, concepite appositamente per lo spazio espositivo palermitano: Voce del verbo avere (2018), Pane di bocca (2018) e L’arte della fame (2018). Il progetto prende avvio dal concetto di economia, a partire dalla scomposizione etimologica del termine in oikos (casa, intesa come famiglia, ma anche beni e comunità) e nomos (regola): al Monte di Pietà le persone indigenti erano costrette a impegnare i beni di famiglia (oikos), per cercare di adempiere alle norme imposte dallo Stato e dalla comunità e per assolvere i bisogni primari di sussistenza (nomos). I due termini rappresentano l’elemento concettuale comune in ogni opera in mostra, insieme alle tematiche del denaro, del cibo e della fame. L’ambiguità del denaro, che da un lato affranca dall’essere schiavo, ma dall’altro istituisce nuove schiavitù, è un concetto fondamentale nell’opera dell’artista. Altro termine sottotraccia a tutta la ricerca è transizione, il passaggio da un modo di essere a un altro, inteso nell’accezione propria della funzione del banco dei pegni, ovvero quella di convertire oggetti personali in denaro contante. Immagine guida della mostra è l’opera A Dora D. realizzata all’ex-Monte dei Pegni. Nella fotografia il corpo dell’artista è in dialogo con la struttura a griglia che connota l’architettura lignea del deposito, in cui le linee verticali e orizzontali s’intersecano su più piani come sbarre di una gabbia. L’opera è un omaggio a Dora Diamant, la donna che si prese cura di Franz Kafka nella fase terminale della sua vita quando l’autore scrisse il suo ultimo racconto intitolato Un digiunatore (1922), il cui protagonista si esibiva pubblicamente in una gabbia sorvegliato da tre guardiani, trovandosi nella situazione paradossale di guadagnarsi il pane digiunando. Beatrice Merz, presidente della Fondazione Merz, sottolinea: “Siamo lieti di proseguire il nostro programma con Palermo attraverso la mostra immaginata da un’artista come Marzia Migliora, per un luogo così fortemente legato alla storia della città, ma anche così intensamente simbolico per la storia dell’Uomo. Perseguendo l’obiettivo di una progettualità nomade, ci spostiamo da Torino per indagare sempre nuovi confini e sperimentare nuove realtà.” Vademecum Voce del verbo avere 8 settembre 2018 – 4 novembre 2018Via Bara all’Olivella 2, Palazzo Branciforte, Fondazione Sicilia, PalermoInaugurazione sabato 8 settembre 2018 ore 18Orari dalle 9.30 alle 19.30 (chiuso lunedì). La biglietteria chiude un’ora prima.Ingresso Intero € 7,00; Ridotto € 5,00 gruppi di minimo 15 persone, maggiori di 65 anni e titolari di apposite convenzioni. Gratuito scuole e minori di 18 anni.Info: Fondazione Sicilia T. 091.7657621 (biglietteria) - info@palazzobranciforte.itFondazione Merz: T. 011.19719437 www.fondazionemerz.org- info@fondazionemerz.org ...