Noto, inaugurato in un ex convento il Complesso museale del Barocco
Noto (Siracusa). Un evento originale il 26 luglio scorso ha inaugurato il Complesso museale del Barocco a Noto. Il visitatore dell’ex convento di Sant'Antonio da Padova, trasformato nello spettatore di una pièce teatrale («Invisibili. Memorie di Noto Notturna», fino al 31 agosto, prodotto dalla Fondazione Teatro di Noto), che contamina finzione scenica e il «set» reale offerto dai diversi ambienti, si è ritrovato a seguire spettri e ambigui personaggi che si rivelano all’improvviso in stanze-diorama, percorrono la Chiesa o si affacciano a balconate. Un visitatore immerso nel passato della città e nei suoi luoghi e, allo stesso tempo, accompagnato in uno dei siti più suggestivi della città, restaurato e riconvertito a un uso museale per delocalizzare il turismo dal centro verso Noto alta.Istituito a norma di legge (n. 17/1991) come Museo del Barocco, ripensato in tempi più recenti da Lorenzo Guzzardi, direttore della Galleria Regionale Bellomo di Siracusa, come, appunto, complesso museale, nel 2014 vede la sigla di un protocollo d’intesa tra quest’ultimo istituto, il Comune, che ha in concessione l’ala dove sono stati rinvenuti dei dipinti murali del Settecento, e la Soprintendenza, che ha in concessione un deposito di materiale archeologico.Il complesso, di proprietà della Presidenza della Regione, ospita un Museo delle famiglie nobili che commissionarono i loro palazzi agli architetti del Barocco del sud-est, i Gagliardi, Sinatra e Labisi, e un Museo delle architetture nobiliari in allestimento (il progetto è dell'ingegner Corrado Fianchino, Università di Catania). Un primo intervento, concluso nel 2008, ha riguardato il restauro e il consolidamento dell’intero complesso; un secondo, tra il 2011 e il 2013, il completamento; infine un terzo progetto, dal 2011 al 2014, è stato finalizzato a riconvertire l’ex refettorio in uffici della Regione.L’originale aspetto «munito» con quattro torrette e merli, si deve alla «trasformazione in caserma, a fine Ottocento, del convento settecentesco, secondo il progetto dell’ing. Cippo Perelli, che ebbe il merito di non occultare le preesistenze», ci spiega il progettista e direttore degli ultimi lavori, Aldo Spataro. La qualità di questi esterni, insieme all’emergere di brani architettonici e artistici di pregio, come i dipinti murali del Settecento nell’ala demaniale al piano terra, strutture ipogee o il pavimento originario in pietra, ha reso alla fine incompatibile la qualità dell’edificio con la destinazione d’uso precedentemente individuata, a favore di quella attuale. ...