“Impressionisti segreti”, con la mostra arriva anche il docu-film
Il lungometraggio arricchisce l’esperienza visiva della rassegna con un approfondimento sulla rivoluzione dell’Impressionismo e un’indagine sulle abitudini e gli aspetti più privati e “segreti” degli artisti ROMA - In virtù del grande successo di pubblico - oltre 120 mila presenze - e critica per la mostra “Impressionisti segreti”, ospitata sino all’8 marzo 2020 nel secentesco palazzo Bonaparte, a pochi passi da Piazza Venezia, storica dimora della madre dell’Imperatore Napoleone Bonaparte a Roma, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia, il 10-11 e 12 febbraio 2020 verrà proiettato nelle sale cinematografiche il docu-film prodotto e diretto dal regista Daniele Pini. Il lungometraggio arricchisce l’esperienza visiva della mostra con un focus sulla rivoluzione dell’Impressionismo e un approfondimento non solo sul movimento, ma anche sulle abitudini e gli aspetti più privati e “segreti” degli artisti. Ad accompagnare gli spettatori saranno le due curatrici: Claire Durand-Ruel, storica dell’arte esperta di Camille Pissarro pronipote del mercante d’arte Paul Durand-Ruel e Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi. Un percorso artistico inedito di oltre 50 opere per la prima volta accessibili al pubblico, prestate da collezionisti privati solo per questa esposizione che comprende i precursori e i maestri dell’Impressionismo: Monet, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Renoir, Pissarro, Gonzalès, Signac, Van Rysselberghe e Cross. Un’installazione valorizzata dalla cornice del palazzo barocco secentesco, ristrutturato dal Gruppo Generali impegnato in un sodalizio con il Gruppo Arthemisia nell’ambito del progetto Valore Cultura, che risplende grazie all’architettura delle luci studiata in modo da valorizzare i capolavori e rendere la mostra un tutt’uno col palazzo in un’unica polifonia armonica. A Monet e Pissarro considerati i precursori del movimento impressionista è dedicato ampio spazio per constatare l’evoluzione della loro pittura, nata per sfidare gli stilemi dello stile classico, che dell’uso della luce, dei colori e delle pennellate veloci fanno il loro marchio di fabbrica. Quella di Claude Monet è una pittura en plen air basata sull’osservazione dell’effetto visivo ed emotivo della luce sul paesaggio circostante, così come nella bucolica Vétheuil, la cittadina dove abitava a pochi chilometri da Parigi, sorta su una vasta ansa della Senna circondata da colline calcaree. Tra i quadri inediti spicca: “Il braccio della Senna presso Vétheuil” (1878) dove l’artista riesce a imprimere l’effetto plumbeo della luce pomeridiana, che si riflette nelle acque cristalline, dalle sfumature blu e argentee esaltando il verde delle conifere, dipinte con pennellate larghe e rapide. Un quadro che segna la maturità artistica di Monet, che riesce a fissare sul suo dipinto l’effetto della luce non solo sul paesaggio ma anche sull’animo umano, incupito dalla solitudine forzata di quegli anni di precarietà economica. In quegli stessi anni, anche Camille Pissarro si stabilisce nelle campagne, nel villaggio di Eragny-sur-Epte dove risiederà sino alla morte. E sarà proprio lì che dipingerà nel 1899 il suo capolavoro: “La siesta a Eragny” –proprietà di un collezionista privato – ritraendo una contadina intenta a riposarsi all’ombra di un covone di paglia dal sole cocente di mezzogiorno; pennellate piccole e intense, che definiscono le forme grazie ai chiaroscuri e al contrasto tra i colori primari del giallo e del verde, dai contorni poco definiti: “vere e proprie impressioni di colore”. Il percorso prosegue con il neo-impressionismo inaugurato nel 1896 da Paul Signac, Georges Seurat, Henri- Edmond Cross: una nuova tecnica pittorica che consiste nel non mescolare i colori ma di accostarli direttamente sulla tavolozza costituendo piccoli punti di colore autonomo. Ne è un esempio “Paesaggio con capre” di Edmond Cross, con un’esaltazione dei contrasti cromatici, che all’occhio umano appaiono uniformi: un crogiuolo di luci e colori quasi psichedelici, ad alto impatto emotivo e visivo. Si continua con Renoir, che a differenza di Pisarro e Monet, risiedendo in città, prediligeva i ritratti di borghesi ai paesaggi “en plein air”, concentrandosi su donne e bambini. Un critico suo contemporaneo giudicando il lavoro chiosava: «Dubito che un altro pittore abbia mai interpretato la donna in maniera più seducente. Il pennello di Renoir rapido e leggero conferisce grazia, morbidezza, naturalezza, rende trasparente la pelle, colora le gote e le labbra di un brillante incarnato…». Spicca tra tutti il ritratto di Madame Joseph Durand-Ruel, che illumina l’intera navata dei suoi sprazzi dorati e colpisce per la sinuosità armonica delle sue formi e il sapiente uso della luce e dei contrasti cromatici. Stupisce per la somiglianza con l’opera di Renoir, quella dell’unico italiano annoverato nel movimento impressionista il veneziano Federico Zandomeneghi, che ritrae di profilo due nobildonne italiane, dal viso diafano ravvivato dalle gote purpuree e illuminato dai preziosi gioielli. Colpisce infine anche l’opera di Berthe Morisot, l’unica donna partecipe all’interno del movimento impressionista, sposata col fratello di Manet, la cui opera principale “Davanti alla psiche” ritrae una donna allo specchio, nella sua camera da letto, intenta a pettinarsi, in un gioco di luci e rifrazioni che ricorda allo spettatore che la pittura è soprattutto “artificio”, divenendo il simbolo stesso della mostra. Un percorso inedito e stupefacente che immergerà lo spettatore in una Parigi senza tempo, tra sogni borghesi di modernità e nostalgia della semplicità contadina: due anime ben svelate dall’impressionismo e dalle opere più segrete dei suoi maggiori interpreti. ...