“Giappone. Terra di geisha e samurai”, il meglio di due grandi collezioni private in mostra alla Villa Reale di Monza
Dal 30 gennaio al 2 giugno 2020, un percorso espositivo a cura di Francesco Morena che propone uno spaccato delle arti tradizionali dell'arcipelago estremo-orientale, attraverso una selezione di opere databili tra il XIV e il XX secolo, provenienti dalla raccolta di Valter Guarnieri MONZA - “Giappone. Terra di geisha e samurai” è questo il titolo dell’esposizione prodotta da ARTIKA, con il Patrocinio del Comune di Monza. Si tratta di una sorta di viaggio iniziatico nel Giappone tradizionale, quello popolato di bellissime donne, le geisha, e audaci guerrieri, i samurai. Le geisha in particolare sono state così ben immortalate da Kitagawa Utamaro (1753-1806), il pittore che meglio di ogni altro ha restituito la vivacità dei quartieri dei piaceri di Edo (attuale Tokyo). Dal mondo dei guerrieri e delle affascinanti donne si passa a quello affollatissimo degli dei, sintesi di credenze autoctone e influenze provenienti dal continente asiatico. Il Buddhismo di origini indiane è giunto nell'arcipelago per tramite di Cina e Corea. Esso ha permeato profondamente il pensiero giapponese, soprattutto nella sua variante dello Zen, che in questa sezione è testimoniata da un gruppo di dipinti nel formato del rotolo verticale raffiguranti Daruma, il mitico fondatore di questa setta. L’avvicinamento alla cultura nipponica continua introducendo alla quotidianità del suo popolo: dalle attività di intrattenimento come il teatro Kabuki, all'utilizzo del kimono e alla predilezione degli artisti giapponesi per la micro-scultura. In questa speciale occasione, sono presenti alcuni kimono della raccolta di Lydia Manavello, collezionista trevigiana esperta conoscitrice di tessuti asiatici. Una sezione della mostra è riservata al rapporto tra i giapponesi e la natura, che viene qui indagata attraverso una serie di dipinti su rotolo verticale, parte dei quali realizzati tra Otto e Novecento, agli albori del Giappone moderno. Tra le forme d'arte inedite per il Giappone di quei tempi, c’è anche la fotografia d'autore che occupava senz'altro un posto d'elezione. L’ultima sala è infine riservata ad una delle forme d'arte più complesse e insieme più affascinanti del Giappone, la scrittura. Grandi paraventi ornati di potenti calligrafie concludono l’esaltante percorso espositivo. {igallery id=361|cid=1367|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0} ...