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L’Accademia Nazionale di San Luca presenta “Jim Dine. House of Words. The Muse and Seven Black Paintings”

L’Accademia Nazionale di San Luca presenta

Dal 27 ottobre 2017 al 3 febbraio 2018, nelle sale di Palazzo Carpegna la mostra che celebra l’elezione di Jim Dine ad Accademico di San Luca

L’Accademia Nazionale di San Luca ospita nelle sale di Palazzo Carpegna la mostra “JIM DINE. HOUSE OF WORDS. The Muse and Seven Black Paintings”.  L’esposizione romana presenterà l’intero ciclo pittorico inedito Black Paintings, concepito dall’artista nel 2015 nel suo studio parigino. Si tratta di  sette tele di grande formato caratterizzate da un uso plastico della materia pittorica e da sature cromie che articolano frammenti narrativi fortemente espressivi cui fanno riferimento i differenti titoli delle opere, quali The Joseph Poem, The History of Screams – Bernini, Damaged by a Crack, Mad Dog Swimming, A Sign of its Pale Color – Tenderness, Eunice is Gone, Happy. Anew. A parrot at Sunrise, The Blood Moon.

Nel salone centrale del Palazzo verrà invece accolta l’opera “totale” The Flowering Sheets (Poet Singing) presentata al Getty Museum di  Los  Angeles  nel  2008. L’opera consiste in una installazione composta da cinque grandi  sculture lignee  che  circondano  un gigantesco autoritratto bianco di gesso, poliestere e legno. Le pareti della sala saranno invece interamente segnate e scritte da The Flowering Sheets (Poet Singing), poema scritto dallo stesso artista che leggerà nel corso di una serata-concerto nella Chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro romano martedì 7 novembre alle ore 18.30.

Dine, artista complesso, protagonista di stagioni creative segnate da una forte autonomia espressiva, sin dagli esordi riuscì a conquistare il panorama artistico internazionale. Tra i primi a concepire e sperimentare l’happening, fu presente alla mitica Biennale di Venezia del 1964 dove esplose internazionalmente il fenomeno della Pop Art.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano/inglese) con testi di Vincent Katz, Lorand Hegyi, Claudio Zambianchi, Paola Bonani, e con un saggio apparso sulla rivista Marcatré nel 1965 in cui Alberto Boatto, recentemente scomparso, tracciava un vivido ritratto dell’artista.

Vademecum

JIM DINE. HOUSE OF WORDS.The Muse and Seven Black Paintings
Inaugurazione: giovedì 26 ottobre 2017, ore 18.00
Apertura al pubblico: 27 ottobre 2017 – 3 febbraio 2018
Sede: Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna, piazza dell’Accademia di San Luca 77 – Roma
Orari: dal lunedì al sabato: 10.00 – 19.00 (ultimo ingresso 18.30); domenica chiuso.
Ingresso gratuito

READING DELL’ARTISTA : HOUSE OF WORDS
Sede: Chiesa dei Santi Luca e Martina, via della Curia, 00184 Roma (Foro Romano)
Data e orari: martedì 7 novembre 2017, 18.30 – 19.30 (ingresso del pubblico dalle ore 18.00)
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Informazioni: tel. 06 679 8850; segreteria@accademiasanluca.it

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CArt Gallery di Roma, la mostra dedicata a Crepax e all’iconica Valentina

CArt Gallery di Roma, la mostra dedicata a Crepax e all'iconica Valentina

40 tavole originali permettono di far rivivere il mito della  splendida Valentina Rosselli, il personaggio probabilmente più amato fra quelli creati dalla raffinatissima arte dal Maestro milanese

ROMA – C’è tempo ancora qualche giorno per visitare la mostra di Guido Crepax “Valentina vent’anni dopo” presso la CArt Gallery, in Via del Gesù 61 a Roma. E’ la terza volta che la galleria ospita una rassegna dedicata a questa eroina sexy, simbolo di trasgressione e libertà; nel 2013  è stata presentata l’esposizione “Ciak: Valentina”, mentre nel 2014 “Valentina e il Romanzo Erotico”.

Valentina è una donna indipendente, padrona di se simbolo di femminismo e femminilità allo stesso tempo, icona inconfondibile col suo inimitabile “bob”, il caschetto geometrico che le incornicia il volto dall’aria innocente e trasognata, appena tratteggiato dalla matita di Crepax.

Valentina debutta nel 1965 sulle pagine della rivista Linus, ispirata graficamente dall’attrice del cinema muto Louise BrooksE’ probabilmente l’unico personaggio della storia del fumetto italiano di cui si conosce pressoché tutto: dove e quando è nata  (il giorno di Natale del 1942), cosa ha studiato, il suo lavoro (fotografa di moda) dove vive, persino la sua altezza (1,72 cm). Il personaggio vive in un contesto reale, che contempla anche il trascorrere del tempo, quindi cresce e invecchia proprio come una persona “vera”, anche se spesso il realismo che contraddistingue il fummetto, ricco anche di citazioni di storia, arte e stesso fumetto, vira verso situazioni fantastiche e oniriche. 

Le tavole in esposizione alla CArt Gallery permettono dunque di ammirare il personaggio nelle sue avventure più conosciute, a partire dal 1966 fino al 1995.  Vent’anni è appunto il filo conduttore della mostra, nel senso che Tavole più recenti richiamano storie pubblicate vent’anni prima, creando un gioco di collegamenti e rimandi che stuzzicano la curiosità dell’appassionato e contribuiscono a consolidare quel mondo onirico e spesso sensuale ma – comunque – sempre realistico che caratterizza in maniera inequivocabile il mondo della nostra eroina.

La mostra, ad ingresso gratuito, resterà aperta fino a mercoledì 25 ottobre 2017.

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CArt Gallery di Roma, la mostra dedicata a Crepax e all’iconica Valentina

CArt Gallery di Roma, la mostra dedicata a Crepax e all'iconica Valentina

40 tavole originali permettono di far rivivere il mito della  splendida Valentina Rosselli, il personaggio probabilmente più amato fra quelli creati dalla raffinatissima arte dal Maestro milanese

ROMA – C’è tempo ancora qualche giorno per visitare la mostra di Guido Crepax “Valentina vent’anni dopo” presso la CArt Gallery, in Via del Gesù 61 a Roma. E’ la terza volta che la galleria ospita una rassegna dedicata a questa eroina sexy, simbolo di trasgressione e libertà; nel 2013  è stata presentata l’esposizione “Ciak: Valentina”, mentre nel 2014 “Valentina e il Romanzo Erotico”.

Valentina è una donna indipendente, padrona di se simbolo di femminismo e femminilità allo stesso tempo, icona inconfondibile col suo inimitabile “bob”, il caschetto geometrico che le incornicia il volto dall’aria innocente e trasognata, appena tratteggiato dalla matita di Crepax.

Valentina debutta nel 1965 sulle pagine della rivista Linus, ispirata graficamente dall’attrice del cinema muto Louise BrooksE’ probabilmente l’unico personaggio della storia del fumetto italiano di cui si conosce pressoché tutto: dove e quando è nata  (il giorno di Natale del 1942), cosa ha studiato, il suo lavoro (fotografa di moda) dove vive, persino la sua altezza (1,72 cm). Il personaggio vive in un contesto reale, che contempla anche il trascorrere del tempo, quindi cresce e invecchia proprio come una persona “vera”, anche se spesso il realismo che contraddistingue il fumetto, ricco anche di citazioni di storia, arte e fumetto stesso, vira verso situazioni fantastiche e oniriche. 

Le tavole in esposizione alla CArt Gallery permettono dunque di ammirare il personaggio nelle sue avventure più conosciute, a partire dal 1966 fino al 1995.  Vent’anni è appunto il filo conduttore della mostra, nel senso che Tavole più recenti richiamano storie pubblicate vent’anni prima, creando un gioco di collegamenti e rimandi che stuzzicano la curiosità dell’appassionato e contribuiscono a consolidare quel mondo onirico e spesso sensuale ma – comunque – sempre realistico che caratterizza in maniera inequivocabile il mondo della nostra eroina.

La mostra, ad ingresso gratuito, resterà aperta fino a mercoledì 25 ottobre 2017.

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Arcimboldo, la mostra romana a Palazzo Barberini

Arcimboldo, la mostra romana a Palazzo Barberini

Per la prima volta nella capitale sarà possibile ammirare i capolavori autografi, disegni e dipinti, di Giuseppe Arcimboldi, meglio noto come Arcimboldo, provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano

ROMA – Dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018, Palazzo Barberini di Roma ospita la mostra Arcimboldo. Organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira, a cura di Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna e con la direzione scientifica delle Gallerie, la mostra è un’occasione eccezionale, anche per la difficoltà di ottenere i prestiti delle sue opere, che spiega la rarità delle esposizioni dedicate a questo artista.

Formatosi alla bottega del padre, nell’ambito dei seguaci di Leonardo da Vinci, Arcimboldo, pittore, ma anche poeta e filosofo, è celebre soprattutto per le famose “teste composte” di frutti e fiori. Grazie alle sue “bizzarrie” e alle sue “pitture ridicole”, è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell’epoca. Ap-prezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, Arcimboldo guadagnò persino il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”. Riscoperto negli anni Trenta del Novecento, l’artista venne considerato il più importante antesignano del Dadaismo e del Surrealismo. 

Esposte al pubblico circa un centinaio di opere: i capolavori più noti di Arcimboldo – dalle Stagioni agli Elementi, dal Giurista a Priapo (Ortolano) al Cuoco –  i ritratti, l’arazzo di Como e le vetrate del Duomo di Milano, i suoi preziosissimi disegni acquerellati per le feste di corte, in dialogo con dipinti e copie arcimboldesche, oltre a una serie di oggetti delle famosissime Wunderkammern imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate, milanesi e non, fino a disegni di erbari, frutta, animali, di cui all’epoca si faceva gran studio al fine di incrementare serre, serragli e giardini ma, anche e soprattutto, la conoscenza scientifica.

La mostra è articolata in sei sezioni, ed aperta con una sala introduttiva che mostra il celeberrimo Autoritratto cartaceo.

A corte tra Vienna e Praga, mostra il periodo in cui l’artista divenne il ritrattista della corte asburgica: il ritratto dell’Arciduchessa Anna, figlia dell’imperatore Massimiliano II, testimonia la sua abilità nel cogliere le personalità dei soggetti, tramite effetti luministici e accortezze compositive. In mostra anche gli studi per le feste e le manifestazioni di corte da lui ideate. Tra le opere più significative, realizzate durante il periodo viennese, altre personificazioni delle stagioni Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli Elementi: Acqua, Aria, Fuoco, Terra, quest’ultima mai vista nelle esposizioni degli ultimi venti anni.

Un capitolo a parte è riservato agli Studi naturalistici e Wunderkammer, nella terza sezione, di cui i sovrani asburgici si fecero promotori, alla ricerca di pezzi da collezione per impreziosire le loro Wunderkammern: molti oggetti, considerati “meraviglie della natura”, come zanne, coralli, oggetti curiosi, e alcuni dipinti raffiguranti gli “irsuti” (uomini ipertricotici che venivano portati di corte in corte come divertissement e intrattenimento). Notevole il Ritratto di Antonietta Gonzalez di Lavinia Fontana.

Si passa poi alle cosiddette Teste reversibili, immagini di nature morte, di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate di 180 gradi, assumono una conformazione del tutto diversa (L’Ortolano e Il Cuoco), in rapporto con il nascente genere della Natura morta, che si andava affermando nella Milano di fine Cinquecento – inizio Seicento. Sono opere che suscitano inevitabilmente sorpresa e stupore, costringendo chi le osserva a studiarle con grande attenzione: guardando la testa da lontano l’osservatore ne coglie la forma complessiva, spesso mostruosa. Solo quando si avvicina inizia a notare la resa accurata dei singoli oggetti che la compongono. Ognuno di essi – fiori, frutti, pesci, animali vari, ferri per caminetto, segnalibri, fasci di fogli, cannoni – contribuisce al significato della rappresentazione, che si tratti della caricatura di un individuo o dell’allegoria di una professione, di una stagione, di un elemento naturale, di una testa “reversibile” o di una natura morta. Ognuno di questi oggetti si intreccia o si sovrappone, gareggiando con gli altri per ottenere un ruolo preciso all’interno del dipinto e accentuarne l’impatto complessivo.

La quinta sezione, Il bel composto, mostra veri e propri paradossi iconici e analizza il metodo del composito in vari contesti culturali: busti che a un primo sguardo appaiono del tutto naturali, ma che in realtà sono costruiti attraverso il sapiente incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali. 

Conclude l’esposizione la sezione Pitture “ridicole”: Arcimboldo fu un maestro del gioco e dell’ironia, proseguendo la tradizione leonardesca e lombarda della caricatura, come nelle personificazioni dei mestieri. In mostra capolavori come Il Giurista e Il Bibliotecario. 

Un volume, edito da Skira, accompagnerà ed esplicherà attraverso scritti della curatrice e di Giacomo Berra, Andreas Beyer, Giuseppe Olmi, Lucia Tongiorgi Tomasi, Shinsuke Watanabe, i temi trattati dall’esposizione.

Vademecum

Arcimboldo
Dal 20 ottobre 2017 all’ 11 febbraio 2018
Martedì-domenica ore 8.30-19.00
Chiuso Lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
La biglietteria chiude un’ora prima
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
 Via delle Quattro Fontane, 13 [ centra sulla mappa ]
Biglietto:
Intero: € 15,00 (prevendita € 2,00)
Ridotto: € 13,00 (prevendita € 2,00)
giovani dai 18 ai 25 anni (under26) con documento e/o tesserino universitario; insegnanti delle scuole primarie di primo e secondo grado e secondarie; forze dell’ordine; visitatori con invalidità (accompagnatore gratuito in caso di necessità); Tutti gli individuali ogni prima domenica del mese
Telefono: +39 06 4824184 – 06 42010066 (biglietteria) – 06 4814591
Fax: +39 06 4880560
Sito web: www.arcimboldoroma.it
Sito web: www.barberinicorsini.org
Email: gan-aar@beniculturali.it – info@barberinicorsini.org

 

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A Palazzo Albergati di Bologna arrivano i “rivoluzionari del ‘900”

Marcel Duchamp LHOOQ 1919

In mostra uno dei periodi più dirompenti di tutta la storia dell’arte. Marcel Duchamp, Man Ray, René Magritte, Max Ernst, Francis Picabia, Kurt Schwitters, Salvador Dalì: il gotha del Dada e del Surrealismo completato dalla presenza del più “giovane” ma altrettanto eversivo Jackson Pollock

BOLOGNA – Marcel Duchamp, Man Ray, René Magritte, Max Ernst, Francis Picabia, Kurt Schwitters, Salvador Dalì, I rivoluzionari del ‘900” sono protagonisti dal 17 ottobre a Palazzo Albergati di Bologna. La mostra a cura di Amina Kamien-Kazhdan e David Rockefeller offre una rara occasione di trovarsi a tu per tu con un numero incredibile di opere icona, come la dissacrante “Gioconda con i baffi” di Duchamp o Le Chateau de Pyrenees di Magritte e poi ancora l’eccentrico Surrealist Essay di Dalì, il ready made duchampiano Waistcoat for Benjamin Peret, la paradossale Main Ray di Man Ray, i mondi visionari di Yves Tanguy, i ritratti scomposti di Picabia. Sono in totale 180 le opere in esposizione tra quadri, sculture, fotografie, collage, ready-made, più una serie di preziosi documenti. Completa il percorso espositivo la presenza del più “giovane” ma altrettanto eversivo Jackson Pollock.

Gran parte dei pezzi in mostra per “Duchamp, Magritte, Dalì. I rivoluzionari del ‘900”  è approdata all’Israel Museum tra il 1972 e il 1998 dalla leggendaria raccolta milanese di Arturo Schwarz, uno dei collezionisti più atipici nel panorama italiano.

Matteo Scardovelli, amico e per alcuni anni collaboratore di Schwarz, racconta: “Nell’inverno 2005-2006 mi trovavo a casa sua per aiutarlo a sistemare l’enorme biblioteca. Fuori aveva iniziato a nevicare. Per ripulire il vialetto di casa Arturo stava dando istruzioni al maggiordomo di usare un badile che teneva nel suo studio, ma che in realtà è un’opera di Marcel Duchamp (Anticipo del braccio rotto, 1915). L’ho fermato all’ultimo minuto, altrimenti avrebbe davvero utilizzato un’opera d’arte per spalare la neve! Questo mostra quanto Arturo sia surrealista non tanto nell’estetica, ma in primo luogo nel modo di vivere e di vedere le cose. ‘Il surrealismo è una filosofia di vita’, l’ho sentito ripetere qualche decina di volte”. 

Il percorso della mostra si articola in sezioni dedicate ai temi più cari a Surrealisti e Dada, come “Illusioni e paesaggi da sogno” o “Automatismo, biomorfismo e metamorfosi”, per scoprire le più inquietanti ibridazioni tra umano, organico e inorganico. “Meravigliose giustapposizioni” sorprenderà con fotomontaggi, collage e spiazzanti assemblaggi di oggetti, mentre “Desiderio” esplorerà il mito della donna nelle sue declinazioni più oscure, tra cui il celebre Le rêve de Vénus di Dalì. 

La mostra sarà visitabile fino all’11 febbraio 2018. “Se pensate che la rivoluzione sia un televisore HD forse questa mostra non fa per voi”.

Vademecum

Dal 16 Ottobre 2017 al 11 Febbraio 2018
Bologna, Palazzo Albergati
Biglietto: intero € 14, ridotto € 12 (65 anni compiuti (con documento); ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti;
studenti fino a 26 anni non compiuti (con documento);
militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; diversamente abili;
giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti);
dipendenti e agenti (muniti di badge) e clienti (muniti di dem nominale) Generali Italia).
Gratuito bambini fino a 4 anni non compiuti e altre categorie
Info: +39 051 030141
www.palazzoalbergati.com

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A Palazzo Albergati di Bologna arrivano i “rivoluzionari del ‘900”

Marcel Duchamp LHOOQ 1919

In mostra uno dei periodi più dirompenti di tutta la storia dell’arte. Marcel Duchamp, Man Ray, René Magritte, Max Ernst, Francis Picabia, Kurt Schwitters, Salvador Dalì: il gotha del Dada e del Surrealismo completato dalla presenza del più “giovane” ma altrettanto eversivo Jackson Pollock

BOLOGNA – Marcel Duchamp, Man Ray, René Magritte, Max Ernst, Francis Picabia, Kurt Schwitters, Salvador Dalì, I rivoluzionari del ‘900” sono protagonisti dal 17 ottobre a Palazzo Albergati di Bologna. La mostra a cura di Amina Kamien-Kazhdan e David Rockefeller offre una rara occasione di trovarsi a tu per tu con un numero incredibile di opere icona, come la dissacrante “Gioconda con i baffi” di Duchamp o Le Chateau de Pyrenees di Magritte e poi ancora l’eccentrico Surrealist Essay di Dalì, il ready made duchampiano Waistcoat for Benjamin Peret, la paradossale Main Ray di Man Ray, i mondi visionari di Yves Tanguy, i ritratti scomposti di Picabia. Sono in totale 180 le opere in esposizione tra quadri, sculture, fotografie, collage, ready-made, più una serie di preziosi documenti. Completa il percorso espositivo la presenza del più “giovane” ma altrettanto eversivo Jackson Pollock.

Gran parte dei pezzi in mostra per “Duchamp, Magritte, Dalì. I rivoluzionari del ‘900”  è approdata all’Israel Museum tra il 1972 e il 1998 dalla leggendaria raccolta milanese di Arturo Schwarz, uno dei collezionisti più atipici nel panorama italiano.

Matteo Scardovelli, amico e per alcuni anni collaboratore di Schwarz, racconta: “Nell’inverno 2005-2006 mi trovavo a casa sua per aiutarlo a sistemare l’enorme biblioteca. Fuori aveva iniziato a nevicare. Per ripulire il vialetto di casa Arturo stava dando istruzioni al maggiordomo di usare un badile che teneva nel suo studio, ma che in realtà è un’opera di Marcel Duchamp (Anticipo del braccio rotto, 1915). L’ho fermato all’ultimo minuto, altrimenti avrebbe davvero utilizzato un’opera d’arte per spalare la neve! Questo mostra quanto Arturo sia surrealista non tanto nell’estetica, ma in primo luogo nel modo di vivere e di vedere le cose. ‘Il surrealismo è una filosofia di vita’, l’ho sentito ripetere qualche decina di volte”. 

Il percorso della mostra si articola in sezioni dedicate ai temi più cari a Surrealisti e Dada, come “Illusioni e paesaggi da sogno” o “Automatismo, biomorfismo e metamorfosi”, per scoprire le più inquietanti ibridazioni tra umano, organico e inorganico. “Meravigliose giustapposizioni” sorprenderà con fotomontaggi, collage e spiazzanti assemblaggi di oggetti, mentre “Desiderio” esplorerà il mito della donna nelle sue declinazioni più oscure, tra cui il celebre Le rêve de Vénus di Dalì. 

La mostra sarà visitabile fino all’11 febbraio 2018. “Se pensate che la rivoluzione sia un televisore HD forse questa mostra non fa per voi”.

Vademecum

Dal 16 Ottobre 2017 al 11 Febbraio 2018
Bologna, Palazzo Albergati
Biglietto: intero € 14, ridotto € 12 (65 anni compiuti (con documento); ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti;
studenti fino a 26 anni non compiuti (con documento);
militari di leva e appartenenti alle forze dell’ordine; diversamente abili;
giornalisti con regolare tessera dell’Ordine Nazionale (professionisti, praticanti, pubblicisti);
dipendenti e agenti (muniti di badge) e clienti (muniti di dem nominale) Generali Italia).
Gratuito bambini fino a 4 anni non compiuti e altre categorie
Info: +39 051 030141
www.palazzoalbergati.com

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Escher, al Palazzo Blu di Pisa la rassegna di tutti gli spiazzanti capolavori del grande olandese

M.C.Escher, Altro Mondo, 1947, Xilografia, 31,8 x 26,1 cm, Collezione Gemeentemuseum Den Haag, All M.C. Escher works © the M.C. Escher Company B.V.-Baarn- the Netherlands, All rights reserved. www.mcescher.com

Dal 13 ottobre 2017 fino al 28 gennaio, una mostra a cura del professor Stefano Zuffi, un’occasione per ripercorrere le tappe della creatività dell’artista, soffermandosi in particolare sui lunghi e decisivi soggiorni in Italia

PISA –  L’organizzazione di una mostra di M.C.Escher a Pisa non è del tutto casuale. Considerando infatti che l’Università pisana è da secoli un punto di riferimento internazionale nelle ricerche matematiche e scientifiche, la rassegna diventa anche un’occasione per interrogarsi sulle possibili fonti d’ispirazione della creatività dell’artista olandese. 

La mostra  “Escher. Oltre il possibile”ospitata fino al 18 gennaio 2018 a Palazzo Blu, organizzata da MondoMostre in collaborazione con la Fondazione Pisa, il Gemeentemuseum Den Haag, Arthemisia e M.C. Escher Foundation di L’Aja, presentauna completa rassegna di tutti gli ipnotici, sorprendenti e spiazzanti capolavori del grande maestro olandese. Articolata in nove sezioni: Volti, Animali, Oggetti e riflessi, Geometrie e ritmi, Paesaggi, L’artista, Architetture fantastiche, Nature, Autoritratti, la rassegna offre al pubblico una selezione di più di cento opere, oltre ad alcune testimonianze dei secoli precedenti, in larga parte provenienti da Pisa stessa, tra cui frammenti marmorei con decorazioni in stile cosmatesco, tarsie lignee con la rappresentazione di solidi geometrici, le incisioni di G.B. Piranesi con architetture fantastiche e prospettive suggestive.

A rendere ancora più coinvolgente la mostra contribuiscono anche alcune curiose soluzioni espositive progettate dall’architetto Cesare Mari, oltre all’uso delle tecnologie e della multimedialità, una delle caratteristiche che contraddistinguono le esposizioni organizzate a Palazzo Blu.

L’interesse di Escher per l’arte matematica-razionale in particolare della tradizione ebraica e islamica, si sviluppa in gioventù, quando studente a Delft e ad Haarlem, storiche città d’arte dell’Olanda, viene introdotto a questa disciplina dal suo maestro Samuel Jessurun de Mesquita, un incisore ebreo sefardita, che incontrerà un triste destino ad Auschwitz.

Tra gli anni Venti e Trenta Escher intraprende numerosi viaggi in Italia, in particolare visita diverse città della Toscana.

La mostra rappresenta anche un’occasione per ripercorrere le tappe e i luoghi decisivi che segnarono la creatività e lo stile di Escher e l’Italia è sicuramente tra questi. 

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Vademecum

Dal 13 Ottobre 2017 al 28 Gennaio 2018
PISA, BLU | Palazzo d’arte e cultura
Tel: +39 050 220 46 50
Info: info@palazzoblu.it
http://palazzoblu.it

 

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Palazzo Madama di Torino. Gianfranco Ferré “sotto un’altra luce”, in mostra gioielli e ornamenti. Foto

 Gianfranco Ferré, Bracciale pappagallo

Dal 12 ottobre 2017 al 19 febbraio 2018 duecento oggetti-gioiello ripercorrono per intero la vicenda creativa del celebre stilista italiano 

TORINO – “Nel gioiello, un mondo. O meglio il mondo. Da sempre oggetto di incommensurabile valenza simbolica, per me il gioiello concretizza un’infinità di riferimenti, di rimandi, di sguardi alle realtà più disparate, tanto reali quanto oniriche da cui traggo ispirazione. In ciò non sento la minima differenza tra ‘sognare’ un abito o un gioiello. Perché è del tutto simile l’impulso a ritrovare stimoli e suggestioni in un orizzonte infinitamente eterogeneo, privo di confini temporali non meno che spaziali”. Così Gianfranco Ferré descriveva il suo approccio nei confronti del gioiello.

Palazzo Madama di Torino, nell’aulica Sala del Senato, presenta Gianfranco Ferré. Sotto  un’altra  luce:  Gioielli  e Ornamenti, una mostra a cura di Francesca Alfano Miglietti, che offre l’opportunità di ammirare le incredibili creazione del celebre stilista, evidenziando come l’ornamento sia stato per lui una grande passione legata in modo inscindibile alle collezioni moda.

Spiega la curatrice: “Ferré costruisce una zona franca all’interno di un proprio mondo di riferimento, elaborando ogni oggetto sulla scia di un sistema di classificazione generale di concetti che diventano oggetti. E così pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski, e ancora legno e cuoio e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di spille, collane, cinture, anelli, bracciali, monili. Per Ferré l’ornamento non è il figlio minore di un prezioso, ma un concetto di eternità che deve rappresentare l’immanenza del presente”.

In esposizione oltre 200 oggetti, realizzati per sfilate dal 1980 al 2007, sono raccontati come complemento dell’abito e suo accessorio ma vengono esposti insieme ad alcuni capi in cui è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima. Anche in questo caso l’attenzione di Gianfranco Ferré ai materiali è determinante, come parte essenziale della sua ricerca. 

La mostra, visitabile fino al 19 febbraio 2018, è organizzata e prodotta da Fondazione Gianfranco Ferré e Fondazione Torino Musei. Il progetto espositivo è stato realizzato dall’architetto Franco Raggi. 

La mostra è organizzata nell’ambito di “Torino Design of the City”, settimana di incontri, esposizioni e workshop dedicati al design promossa dalla Città di Torino.

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Vademecum

Palazzo Madama
Piazza Castello – 10122 Torino
Dal 12 Ottobre 2017 al 19 Febbraio 2018
Orari
da Lunedì a Domenica 10.00-18.00
Martedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima
Orari Festività
Mercoledì 1 novembre: 10.00-18.00
Venerdì 8 dicembre: 10.00-18.00
Domenica 24 dicembre: 10.00-14.00
Lunedì 25 dicembre: chiuso
Martedì 26 dicembre: 10.00-18.00
Domenica 31 dicembre: 10.00-14.00
Lunedì 1 gennaio: 14.00-18.00
Sabato 6 gennaio: 10.00-18.00
Prezzi dei Biglietti Museo/Mostra
• Intero € 12,00
• Ridotto € 10,00
• Gruppi adulti € 10,00
Ingresso libero con Abbonamento Musei, Torino Piemonte e Torino + Piemonte Card.
Prenotazioni: 0115211788 prenotazioniftm@arteintorino.com

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Ambrogio Lorenzetti, una importante mostra a Siena celebra il grande artista

Ambrogio Lorenzetti, una importante mostra a Siena celebra il grande artista

Dal 22 ottobre al 21 gennaio l’eposizione mira a ricostruire l’intensa attività di uno degli artisti più importanti dell’Europa trecentesca ancora poco noto al pubblico per quel che concerne la sua grande produzione artistica

SIENA – Sarà probabilmente tra gli eventi più importanti dell’anno, non solo a Siena, la mostra dedicata ad Ambrogio Lorenzetti, che dal 22 ottobre verrà ospitata presso il Santa Maria della Scala

Ambrogio Lorenzetti, nonostante sia considerato uno degli artisti più importanti dell’Europa trecentesca, è ancora poco noto al pubblico per quel che concerne la sua grande produzione artistica. Gli studi si sono concentrati, infatti, quasi esclusivamente sui suoi affreschi del Palazzo Pubblico di Siena, le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo in città e nel suo contado, manifesti cruciali dell’etica politica delle città-stato italiane nella tarda età comunale e in specie del governo senese dei Nove. Ma la densità concettuale di questo insieme di affreschi ha messo in ombra il resto delle sue opere pittoriche.

La mostra, preceduta da un’intensa attività di ricerca, rappresenta dunque l’occasione per provare a ricostruire la straordinaria attività di questo grande maestro. Nasce inoltre al culmine di un progetto scandito da diverse campagne di restauro e avviato nel 2015 con l’iniziativa Dentro il restauro, realizzato grazie al contributo del MiBACT per Siena Capitale Italiana. Con Dentro il restauro sono state trasferite al Santa Maria della Scala alcune importanti opere dell’artista che necessitavano di indagini conoscitive, di interventi conservativi e di veri e propri restauri, tra cui il ciclo di affreschi nella basilica di San Francesco, il grandioso ciclo di Montesiepi e la Maestà di Sant’Agostino. I restauri sono stati realizzati con un cantiere “aperto”, il pubblico ha quindi potuto seguire man mano le varie fasi  dei delicati interventi.

La mostra, curata da Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini e Max Seidel, è stata resa possibile anche grazie al fatto che Siena conserva all’incirca il settanta per cento delle opere oggi conosciute del pittore, ma anche grazie a una serie di prestiti molto mirati. Saranno esposte, infatti, opere provenienti dal Louvre, dal National Gallery, dalle Gallerie degli Uffizi, dai Musei Vaticani, dallo Städel Museum di Francoforte, dal Yale University Art Gallery

Il percorso espositivo della mostra sarà arricchito inoltre dalla presenza di un’audioguida in più lingue e da alcuni interventi videofilmati, sia di taglio informativo che di taglio suggestivo/narrativo.

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Vademecum

Ambrogio Lorenzetti
Siena, complesso museale Santa Maria della Scala
Piazza del Duomo, 1
22 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018ORARI
Lunedi, Mercoledì e Giovedì dalle 10.00 alle 17.00 (ultimo ingresso 16,30)
Venerdì dalle ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18,30)
Sabato e Domenica dalle ore 10.00 alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19,30)
Lunedì 30, Martedì 31 ottobre e Mercoledì 1 novembre la mostra e il Museo saranno aperti dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18,30)
Martedì giorno di chiusura del museo e della mostra ad eccezione dei giorni 31/10, 26/12 e 2/1
25 Dicembre chiusura del museo e della mostra
Dal 23 dicembre al 6 Gennaio la mostra e il Museo saranno aperti tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 da Lunedì al Venerdì e dalle 10.00 alle 20.00 il Sabato e la Domenica. Ultimo accesso 30 minuti prima della chiusura.
BIGLIETTI
Ingresso alla mostra:
-Intero 9 euro
-Ridotto 7 euro ragazzi dai 12 ai 18 anni, over 65, studenti, militari e categorie convenzionate
-Gratuito minori di anni 12, accompagnatori portatori handicap, giornalisti e accompagnatori gruppo
-Gruppi 5 euro (minimo 15 persone)
Cumulativi:
-Mostra + Santa Maria della Scala Intero 14 euro
-Mostra ridotto + Santa Maria della Scala 12 euro
-Mostra + Museo Civico 14 euro
-Mostra + Santa Maria della Scala+ Museo Civico 20 euro
-Mostra + Acropoli pass (Duomo di Siena + Santa Maria della Scala) 25 euro
dal 22 ottobre al 31 ottobre e dal 26 dicembre al 6 gennaio
Riduzioni Trenitalia
Ingresso ridotto ai possessori di: abbonamenti regionali Trenitalia (Toscana), biglietto corsa semplice destinazione Siena e per i dipendenti Gruppo FS muniti di badge di riconoscimento.
Ingresso alla mostra con la formula 2X1 (pagando un biglietto a tariffa intera) ai possessori di: biglietto Frecce (Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca) con destinazione Firenze e data di viaggio al massimo di 5 giorni antecedente la visita della mostra (ciascuno sconto sarà offerto una sola volta) e per i possessori di Cartafreccia.
INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI e VISITE GUIDATE
Complesso Museale Santa Maria della Scala piazza Duomo, 1 – 53100 Siena
CALL CENTER 0577286300 ambrogiolorenzettisms@operalaboratori.com
SITO WEB
www.ambrogiolorenzetti.it

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A Palazzo Braschi una mostra dedicata all’Icona russa

In esposizione 36 icone del XVII-XVIII secolo. Il tema centrale della mostra, dal titolo “L’icona russa: Preghiera e Misericordia”, non resta confinato all’ambito delle opere d’arte medioevali, ma trova prosecuzione anche nell’epoca dell’avanguardia russa e nell’arte russa contemporanea 

ROMA – Il Museo di Roma a Palazzo Braschi il 10 ottobre apre al pubblico la preziosa mostra “L’icona russa: Preghiera e Misericordia”, dedicata al 25° anniversario delle relazioni ufficiali tra la Federazione russa e Sovrano militare Ordine di Malta.

L’esposizione, a cura di Lilija Evseeva, direttrice della sezione di studi e ricerche scientifiche del Museo Andrey Rublev, si colloca in un anno particolarmente significativo, nel quale si celebra il 320° anniversario dell’avvio ufficiale delle relazioni tra l’Impero russo – guidato da Pietro il Grande – e l’Ordine al tempo in cui governava l’isola di Malta.

La mostra, il cui scopo è quello di testimoniare l’eccellenza delle maestranze russe, capaci di rinnovare ogni volta la suggestione spirituale pur attenendosi fermamente alla tradizione figurativa, presenta 36 splendide icone, databili tra il  XVIIe il XVIII secolo, provenienti dalle collezioni di due musei importanti musei russi: il Museo centrale di arte e cultura russa antica Andrey Rublev e la fondazione Museo privato dell’icona russa, istituita da Mikhail Abramov.

I visitatori avranno l’opportunità di ammirare anche un’opera di Vladimir Tatlin, Composizione con superfici trasparenti (1916), mai esposta finora, e una scultura contemporanea, Madre di Dio Grande Panagia di Dmitrij Gutov (2012), entrambe appartenenti a collezioni private. Verrano presentate inoltre icone mariane (la Madre di Dio Odigitria di Šuja e la Madre di Dio Odigitria di Tichvin del XVII secolo, la Madre di Dio della Passione della fine XVII-primo terzo del XVIII secolo), un ciclo cristologico (la Trasfigurazione del XVII secolo, l’Entrata del Signore a Gerusalemme del XVIII secolo, la Resurrezione di Cristo del XVIII secolo), e anche l’Arcangelo Michele, San Nicola Taumaturgo (di Zarajsk), il Miracolo di san Giorgio e il drago, i Martiri Quirico e Giulitta, la Grande Martire Parasceve, e infine, raffigurazioni di santi monaci russi: San Sergio di Radonež, i Santi Zosima e Savvatij, San Makarij di Unža, San NildiStolbnyj, i Santi Evfimij e Chariton di Sjamžem.

La mostra, visitabile fino al 3 dicembre, è patrocinata e organizzata dalle ambasciate presso la Santa Sede della Federazione russa e dall’Ordine di Malta e promossa da Roma Capitale, Assessorato per la crescita culturale, soprintendenza capitolina. 

Di seguito alcune immagini delle opere in mostra.

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Vademecum

L’icona russa: Preghiera e Misericordia
Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10
10 ottobre – 3 dicembre 2017
Dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 19.00
(la biglietteria chiude alle 18) chiuso il lunedì
Biglietti : Entrata libera per i visitatori del Museo di Roma a Palazzo Braschi muniti di biglietto
Info:Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
“www.museodiroma.it; www.mondomostre.it; www.museiincomune.it

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