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Lo sguardo di Pietro Canonica sulla Prima Guerra Mondiale

Modello dell'Alpino in gesso - particolare. Si noti la patinatura a bronzo del volto e la vera piuma del cappello

Al Museo Pietro Canonica a Villa Borghese la cruda realtà della guerra è raccontata con occhio realistico e poetico attraverso 30 opere, nuove acquisizioni, fotografie e una sezione dedicata agli “umili eroi” della guerra

ROMA –  Realismo e Poesia. Lo sguardo di Pietro Canonica sulla Prima Guerra Mondiale è il titolo della mostra che sarà aperta al pubblico dal 15 novembre 2017 al 7 gennaio 2018, al Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, uno dei luoghi privilegiati delle memorie della grande guerra. 

La casa-museo ospita infatti una ricca collezione di sculture commemorative della prima guerra mondiale, opera dello scultore Pietro Canonica (1869-1959), e conserva nel suo archivio foto e documenti di grande interesse storico documentario. 

Canonica, negli anni ’20 e ’30 del Novecento, fu tra gli artisti più prolifici nella realizzazione di monumenti dedicati ai caduti e le sue opere ornano le piazze e i giardini di molte città italiane. 

L’esposizione, a cura di Bianca Maria Santese e Carla Scicchitano, intende mettere in evidenza, nell’ambito della collezione permanente del museo, costituita principalmente da modelli, studi e bozzetti delle opere realizzate dal Maestro e collocate nel mondo, quelle realizzate in memoria del primo conflitto mondiale. Si tratta di circa 30 opere, tra bozzetti e modelli in gesso di varie dimensioni, testimonianza dei monumenti all’Artiglieria di Torino, ai caduti di Benevagienna, all’Alpino di Courmayeur, all’Arco della Vittoria di Bolzano, solo per citarne alcuni, mentre nel piazzale antistante il museo sono collocati i monumenti all’Alpino e all’Umile Eroe. 

L’esposizione è integrata dalle nuove acquisizioni del museo: due ritratti inediti in bronzo, un tondo a bassorilievo di Canonica e un altro piccolo bassorilievo di Enrico Malvani, generale di Cavalleria nella prima guerra mondiale, scultore e stretto collaboratore di Pietro Canonica, esperto nella modellazione dei cavalli, di cui era un profondo conoscitore. 

È inoltre esposto il ricco materiale fotografico d’archivio relativo alle opere e ai modelli conservati nel museo, ma anche foto inviate da molti comuni a testimonianza dei monumenti presenti in tutta Italia.

Vademecum

Realismo e Poesia. Lo sguardo di Pietro Canonica sulla Prima Guerra Mondiale
Museo Pietro Canonica, Viale Pietro Canonica 2,
(Piazza di Siena) Villa Borghese, Roma
Apertura al pubblico 15 novembre 2017 – 7 gennaio 2018
Inaugurazione 14 novembre 2017, ore 11.00
Orario Museo martedì – domenica ore 10.00 – 16.00. La biglietteria chiude mezz’ora prima; 24 e 31 dicembre 10.00-14.00
Giorni di chiusura: lunedì, 25 dicembre; 1° gennaio
Ingresso gratuito
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Info Mostra Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.museocanonica.it; Twitter: @museiincomune

 

 

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“Milano e la mala” a Palazzo Morando di Milano

“Milano e la mala

L’esposizione, curata da Stefano Galli, analizza e ripercorre la nascita e l’affermazione della criminalità a Milano, tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni ottanta, attraverso un percorso espositivo ordinato cronologicamente

MILANO – Dal 9 novembre 2017 all’11 febbraio 2018 Palazzo Morando | Costume Moda Immaginedi Milano ospita la mostra Milano e la mala. Storia criminale della città, dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca, a cura di Stefano Galli.

Si tratta del nuovo appuntamento espositivo di Palazzo Morando iniziato con “Milano tra le due guerre. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti” (2013) e proseguito con “Milano, città d’acqua” (2015) e “Milano, storia di una rinascita. 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione” (2016). 

Questa serie di iniziative hanno lo scopo di raccontare il capoluogo meneghino a partire dalla sua storia, dalla sua specificità, dalle sue vicende sociali, capaci di trasformare in modo radicale il volto della città.

La nuova esposizione analizza e ripercorre la nascita e l’affermazione della criminalità a Milano, tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni ottanta, attraverso un percorso espositivo ordinato cronologicamente.

Si parte dalla fine della seconda guerra mondiale, passando attraverso la famosa rapina di via Osoppo del 1958, definita “il colpo del secolo”: l’assalto di sette uomini a un portavalori che si impossessò di un bottino di oltre 614 milioni di lire senza neppure sparare un colpo.  L’episodio rappresentò l’apice della Ligera, una forma di delinquenza tutta milanese che ebbe origine già nel XIX secolo, composta da piccoli gruppi di criminali e spesso “romanticamente” ricordata anche nelle canzoni popolari.

Nel ventennio 1960-1980 si avviò invece una nuova forma criminale strutturata in gruppi omogenei – anche di stampo mafioso – diretta al controllo del gioco d’azzardo, della prostituzione e, infine, del traffico degli stupefacenti. Tra i protagonisti di questa stagione nomi del calibro di Francis Turatello, Angelo Epaminonda, Renato Vallanzasca, che evocano nei ricordi dei milanesi atmosfere da Far West.

L’esposizione documenta tutte queste atmosfere, oltre a riportare in primo piano i quartieri della malavita: il Giambellino, l’Isola, la casba di via Conca del Naviglio e il Ticinese.

Un importante e ulteriore approfondimento è rivolto agli eroici rappresentanti delle forze dell’ordine, in primis il commissario Mario Nardone e il futuro questore Achille Serra.

L’esposizione chiude idealmente con la sezione dedicata a Renato Vallanzasca, il bandito della Comasina, ultimo rappresentante di una malavita milanese che dai primi anni ottanta lascerà il passo a nuove e più cruente forme di criminalità.

Vademecum

Dal 09 Novembre 2017 al 11 Febbraio 2018
Milano, Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
Lunedì: chiuso; Martedì, mercoledì e venerdì: 10.00-19.00; giovedì: 10.00-22.30; sabato e domenica: 10.00-19.30
Biglietti: intero: € 10, ridotto: € 8 (studenti under 26, over 65, disabili, gruppi adulti e tutte le convenzioni), gratuito bambini da 0 a 6 anni, guide turistiche (Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria), accompagnatori di disabili; giornalisti accreditati; possessori Abbonamenti Musei Lombardia Milano
Info: +39 327 8953761
segreteria@spiraledidee.com
www.mostramalamilano.it

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New York. Il Met rende il suo tributo al genio di Michelangelo con una grande mostra

Michelangelo, Studio per la Sibilla Libica, 1511-1512, Metropolitan Museum of Art, New York - particolare

Dal 13 novembre 2017 al 12 febbraio 2018, in esposizione oltre 130 disegni, tra cui uno schizzo, solo recentemente attribuito al Buonarroti. Oltre al cospicuo corpus grafico, presenti anche tre sculture di marmo e il primo dipinto in assoluto realizzato dal Maestro in giovanissima età 

NEW YORK – Il Met, Metropolitan Museum of Art di New York, ospita una grande mostra dedicata a Michelangelo Buonarroti, a cura di Carmen C. Bambach, direttrice del dipartimento di grafica del MET e tra i massimi esperti del genio rinascimentale, dal titolo “Michelangelo: Divine Draftsman and Designer”.

L’eccellenza di Michelangelo nell’arte del disegno è il filo conduttore dell’esposizione newyorkese.  La rassegna, infatti, proporrà al pubblico un nucleo di circa 130 disegni, tra cui uno schizzo su carta, solo recentemente attribuito a Michelangelo, datato intorno al 1530, proveniente dalla collezione del Städel Museum di Francoforte. Tra gli altri saranno esposti anche il cartone preparatorio per l’affresco della Crocifissione di Pietro della Cappella Paolina e lo studio per il monumento funebre di papa Giulio II in San Pietro.

Oltre al cospicuo corpus grafico, sono presenti in mostra anche tre sculture di marmo, tra cui il Giovane Arciere, e quello che viene considerato il primo dipinto in assoluto di Michelangelo, ovvero “Il tormento di Sant’Antonio”, realizzato dal Maestro intorno ai 12 anni, durante il periodo trascorso nella bottega del Ghirlandaio. 

La mostra, come sottolineato dalla curatrice, ha richiesto circa 8 anni di preparazione e rappresenta per il pubblico americano una rara occasione per poter ammirare un numero così cospicuo di disegni del Maestro rinascimentale, alcuni di essi non sono generalmente esposti proprio per timore dei danni che la luce potrebbe provocare. 

Sono circa 50, tra musei ed Istituzioni pubbliche e private di Stati Uniti ed Europa, ad aver collaborato agli eccellenti prestiti. Ruotano attorno alle opere di Michelangelo anche una serie di lavori di artisti a lui contemporanei, in modo da restituire una visione più completa ed articolata del contesto storico e artistico nel quale ha operato il Buonarroti. 

 

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Un’inedito Kerouac pittore in mostra al MA*GA di Gallarate

Jack Kerouac e Fernanda Pivano

La rassegna, a cura di  Sandrina Bandera, Alessandro Castiglioni ed Emma Zanella, presenterà un nucleo di 80 dipinti e disegni di questa icona letteraria del  XX secolo, rivelando una passione artistica poco nota ai più

VARESE – Kerouac. Beat Painting è il titolo della mostra, che dal 3 dicembre, al MA*GA di Gallarate, svelerà un aspetto piuttosto inedito del padre della Beat Generation. Jack Kerouac, infatti, durante la sua tumultuosa esistenza fu anche un pittore. 

Un Kerouac dunque sorprendente. Lo scrittore infatti, insieme a Ginsberg, Owen, Ferlinghetti, fu principalmente uno dei pilastri della cultura Beat, una nuova etica antiborghese, che andò a scalfire i saldi valori della società statunitense ed europea, e che trovò pieno sfogo nel movimento pacifista Hippie alla fine degli anni ’60, culminato nella‘tre giorni di pace e musica rock’ di Woodstock. 

La mostra analizzerà, attraverso diverse sezioni, il labirintico processo creativo dell’artista, evidenziando anche le sue relazioni con la tradizione della cultura visiva americana, con gli altri autori del movimento Beat, da Allen Ginsberg a William Borroughs e con i maestri della pittura informale e della Scuola di New York che Kerouac iniziò a frequentare dalla seconda metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Il percorso espositivo si articola in un intreccio di vita e arte, dove spiccano una serie di personaggi ritratti da Kerouac, che vanno da Joan Crawford, Truman Capote, Dody Muller, il Cardinal Montini fino ai pilastri della cultura beat come Robert Frank a William S. Burroughs. Non mancano i riferimenti alle relazioni tra Kerouac e l’Italia, grazie ad una selezione di fotografiescattate da Robert Frank e da Ettore Sottsass alla moglie Fernanda Pivano, ad Allen Ginsberg e allo stesso Kerouac. 

La mostra è ulteriormente arricchita da una sezione video con l’intervista di Fernanda Pivano a Jack Kerouac, concessa da Rai Teche e di Pull My Daisy (1964), il cortometraggio (30 min.) sceneggiato da Kerouac, diretto da Robert Frank e Alfred Leslie, e recitato da alcuni protagonisti della Beat Generation, quali Allen Ginsberg e Gregory Corso. 

L’esposizione è corredata da un volume, edito da Skira, che rilegge in modo complessivo l’opera pittorica di Kerouac, dove vengono indagate le relazioni con la storia dell’arte europea nel percorso di formazione dell’artista, l’importanza della dimensione del sacro, i rapporti con la cultura italiana e la contemporaneità, la cultura artistica a New York tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta, dall’espressionismo astratto al jazz. Completa la pubblicazione, una testimonianza di Arnaldo Pomodoro sulla Beat Generation raccolta da Ada Masoero e una biografia ragionata di Jack Kerouac messa in parallelo ai grandi eventi storici e culturali che coinvolsero e sconvolsero gli Stati Uniti e l’Europa di Stefania Benini, della Saint Joseph’s University, Philadelphia.

Vademecum

KEROUAC. BEAT PAINTING
Gallarate, Museo MA*GA
3 dicembre 2017 – 22 aprile 2018
Inaugurazione: sabato 2 dicembre ore 18.30
Museo MA*GA
Gallarate, Via E. de Magri 1
Tel. +39 0331 706011
www.museomaga.it

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Palazzo Pitti celebra con una grande mostra Leopoldo de’ Medici “principe dei collezionisti”

Justus Suttermans, Leopoldo de’ Medici bambino a cavallo (1624-1625 circa; olio su tela; Benešov, Castello di Konopiště - particolare

In occasione del quarto centenario della nascita del cardinale, l’esposizione rievoca la sua natura poliedrica che spicca nel panorama del collezionismo europeo per la vastità dei suoi interessi e la varietà delle opere raccolte

FIRENZE – Palazzo Pitti ospita, a partire dal 7 novembre, nelle prestigiose sale di rappresentanza del Tesoro dei Granduchi, una grande mostra dedicata al “principe dei collezionisti”, ovvero Leopoldo de’ Medici, figlio del granduca Cosimo II e dell’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, divenuto cardinale all’età di cinquant’anni. 

Grande figura di erudito, amante dell’arte e della cultura, Leopoldo si servì di abilissimi agenti, mercanti e segretari italiani e stranieri, per radunare esemplari eccellenti e raffinati di  sculture antiche e moderne, monete, medaglie, cammei, dipinti, disegni e incisioni, avori, pietre dure e oggetti preziosi, ritratti di piccolo e grande formato, libri, strumenti scientifici e rarità naturali. Alla sua morte, avvenuta nel 1675, l’inestimabile nucleo di opere, fu destinato, per volontà del nipote, il granduca Cosimo III, alla Galleria degli Uffizi. 

In occasione dunque del quarto centenario della nascita di Leopoldo, viene celebrata la figura di questo cardinale con l’esposizione dal titolo  Leopoldo de’ Medici, principe dei collezionisti, in grado di rievocare la sua natura poliedrica e la sua totale passione per l’arte. In mostra, insieme a pitture , sculture e miniature che lo raffigurano nel trascorrere del tempo, sono esposti gli esempi più significativi del suo gusto nei diversi campi in cui esercitò l’azione di conoscitore.

Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, presentando la mostra, ha ricordato: “Leopoldo è stato uno dei più voraci collezionisti non solo nella storia di Firenze e dei Medici, ma d’Europa; il cardinale era dominato da una passione totale per l’arte. Lo guidava negli acquisti la sua genialità visionaria, che lo portò ad esplorare – e ad accaparrarsi – interi nuovi continenti nella materia collezionistica, e a disporne con finissimo intuito museologico. Si deve a lui, ad esempio, il primo nucleo della raccolta degli autoritratti, ancor oggi unica al mondo per genere e ampiezza”

La mostra, a cura di Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Maria Sframeli, sarà visitabile fino al 28 gennaio 2018. 

www.uffizi.it

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Genova. Picasso, i capolavori di provenienti dal Musèe Picasso di Parigi

© Succession Picasso, by SIAE 2017 | Pablo Picasso, Ritratto di Marie-Thérèse, 1937 - particolare

Al Palazzo Ducale una selezione di opere suddivise in sezioni tematiche, che permettono di ripercorrere la straordinaria avventura creativa e umana del grande artista

GENOVA – Il Palazzo Ducale di Genova ospita dal 10 novembre una esposizione dedicata a Picasso con opere provenienti dal Musèe Picasso di Parigi. Si tratta in particolare di lavori che l’artista ha sempre tenuto con sé nel corso degli anni e dei suoi trasferimenti, che lo hanno accompagnato nella quotidianità del suo vivere, come tracce evidenti del profondo legame arte-vita che lo ha contraddistinto. 

L’esposizione, suddivisa in sezioni tematiche, ricostruisce l’intero percorso creativo di Picasso, tracciandone un profilo completo e articolato, in cui si manifesta la sua genialità, la sua passione, la sua ironia, ma anche la capacità di rinnovarsi continuamente cercando di non essere mai uguale a sé stesso. Un percorso dal quale emerge la poetica del grande artista in tutta la sua travolgente bellezza. 

Si va dalle opere d’ispirazione africana dei primissimi anni del Novecento, fino a quelle che vedono protagoniste le mediterranee bagnanti o i celebri ritratti di donna degli anni Trenta e Cinquanta. In esposizione anche numerose fotografie, che lo ritraggono accanto alle opere in quelle vere e proprie officine creative che furono i suoi diversi atélier, dagli esordi parigini del Bateau-Lavoir fino alle mas, le grandi case nella campagna provenzale in cui decise di trascorrere gli ultimi anni.

Vademecum

Dal 10 Novembre 2017 al 06 Maggio 2018
Genova, Palazzo Ducale
Orari 
Lunedì: 11:30 – 19:30
Da Martedì a Giovedì: 9:30 – 19:30
Venerdì: 9:30 – 22:00
Sabato e Domenica: 9:30 – 19:30
La biglietteria chiude un’ora prima
Biglietteria
Intero con audioguida 13 €
Ridotto con audioguida 11 €
Gruppi (sabato e domenica) 13 €
Gruppi (dal lunedì al venerdì) 11 €
Scuole (inclusa prevendita) 6 €
Ridotto giovani fino ai 26 anni(ogni venerdì dalle 14 alle 21) 5€
Congiungo con mostra “Rubaldo Merello”: intero 17 € – ridotto 15 €
Diritti di prenotazioni e prevendita 
Singoli 3 € Gruppi 3 € (a persona)
Info e prenotazioni
tel +39 0109280010
palazzoducale@palazzoducale.genova.it
www.palazzoducale.genova.it
Prenotazioni scuole 
tel +39 0108171604
prenotazioniscuole@palazzoducale.genova.i

La mostra resterà aperta al pubblico fino al 6 maggio 2017.

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Al MANN di Napoli, archeologia, tecnologie digitali e arte contemporanea nella mostra di Bruno Di Bello

Bruno Di Bello, Studio per Archeo Uno, 2017, inkjet su tela, cm 90x140

“Sono convinto che riusciremo a trovare un linguaggio veramente di avanguardia solo attraverso un uso competente ed esperto delle tecnologie digitali” affermava l’artista nel 2000 inaugurando una nuova fase incentrata sull’immagine ottenuta mediante la tecnologia digitale

NAPOLI – “#digitale #archeologico”, la mostra di Bruno Di Bello ospitata al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dall’11 novembre al 17 dicembre 2017,  a cura di Maria Savarese, rappresenta un perfetto dialogo tra la mirabile collezione del museo e  i linguaggi contemporanei, in particolare digitali. 

Con l’aiuto del campionario internazionale dei colori PANTONE, Di Bello ha rilevato con precisione i colori usati dagli artisti pompeiani, autori degli affreschi conservati al Museo, per comporre la palette con cui ha poi realizzato tre grandi polittici – di 6 metri ciascuno – di geometria digitale esposti sulle tre pareti della Sala del Cielo Stellato.

Le tele, stampate a inkjet, di Di Bello sono frutto dell’elaborazione di pattern matematici nei quali egli introduce alcuni segni reali generativi di nuove forme astratte.

In Archeo Uno è evidente il rapporto con l’architettura dello spazio espositivo, infatti le forme degli incavi della volta della sala si rintracciano nelle forme frattaliche dell’opera. 

In Archeo Due dominante è la texture verde individuata in un vaso di vetro semifuso dal fuoco della lava che travolse Pompei, scoperto durante una delle visite dell’artista al Museo.

Infine, in Archeo Tre il fondo rosso è un vero e proprio omaggio ai tanti rossi pompeiani rilevati attraverso il riferimento PANTONE.

“Immagini di un’estrema sensualità quelle di Di Bello, il quale guarda al passato della nostra terra usando lo sguardo del futuro” scrive la curatrice Maria Savarese nel suo testo in catalogo.

Il progetto è completato da un video di Roberto Paci Dalò, vincitore del Premio Napoli 2015, visibile per tutta la durata della mostra accanto alle opere di Di Bello, e dal catalogo edito da Skira che contiene la riproduzione delle opere esposte, una selezione di immagini di repertorio, i testi critici di Maria Savarese, Bruno Corà, Raffella Perna, una conversazione tra l’artista e Marco Biraghi, storico dell’architettura, e una poesia di Nanni Balestrini.

Vademecum

Dal 11 Novembre 2017 al 17 Dicembre 2017
Napoli, MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Biglietto: il biglietto d’ingresso al museo comprende la visita alla mostra: intero € 12, ridotto € 6
Info: +39 081 442 2149
www.museoarcheologiconapoli.it

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Al MANN di Napoli, archeologia, tecnologie digitali e arte contemporanea nella mostra di Bruno Di Bello

Bruno Di Bello, Studio per Archeo Uno, 2017, inkjet su tela, cm 90x140

“Sono convinto che riusciremo a trovare un linguaggio veramente di avanguardia solo attraverso un uso competente ed esperto delle tecnologie digitali” affermava l’artista nel 2000 inaugurando una nuova fase incentrata sull’immagine ottenuta mediante la tecnologia digitale

NAPOLI – “#digitale #archeologico”, la mostra di Bruno Di Bello ospitata al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dall’11 novembre al 17 dicembre 2017,  a cura di Maria Savarese, rappresenta un perfetto dialogo tra la mirabile collezione del museo e  i linguaggi contemporanei, in particolare digitali. 

Con l’aiuto del campionario internazionale dei colori PANTONE, Di Bello ha rilevato con precisione i colori usati dagli artisti pompeiani, autori degli affreschi conservati al Museo, per comporre la palette con cui ha poi realizzato tre grandi polittici – di 6 metri ciascuno – di geometria digitale esposti sulle tre pareti della Sala del Cielo Stellato.

Le tele, stampate a inkjet, di Di Bello sono frutto dell’elaborazione di pattern matematici nei quali egli introduce alcuni segni reali generativi di nuove forme astratte.

In Archeo Uno è evidente il rapporto con l’architettura dello spazio espositivo, infatti le forme degli incavi della volta della sala si rintracciano nelle forme frattaliche dell’opera. 

In Archeo Due dominante è la texture verde individuata in un vaso di vetro semifuso dal fuoco della lava che travolse Pompei, scoperto durante una delle visite dell’artista al Museo.

Infine, in Archeo Tre il fondo rosso è un vero e proprio omaggio ai tanti rossi pompeiani rilevati attraverso il riferimento PANTONE.

“Immagini di un’estrema sensualità quelle di Di Bello, il quale guarda al passato della nostra terra usando lo sguardo del futuro” scrive la curatrice Maria Savarese nel suo testo in catalogo.

Il progetto è completato da un video di Roberto Paci Dalò, vincitore del Premio Napoli 2015, visibile per tutta la durata della mostra accanto alle opere di Di Bello, e dal catalogo edito da Skira che contiene la riproduzione delle opere esposte, una selezione di immagini di repertorio, i testi critici di Maria Savarese, Bruno Corà, Raffella Perna, una conversazione tra l’artista e Marco Biraghi, storico dell’architettura, e una poesia di Nanni Balestrini.

Vademecum

Dal 11 Novembre 2017 al 17 Dicembre 2017
Napoli, MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Biglietto: il biglietto d’ingresso al museo comprende la visita alla mostra: intero € 12, ridotto € 6
Info: +39 081 442 2149
www.museoarcheologiconapoli.it

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Bernini alla Galleria Borghese

Particolare del David, Gian Lorenzo Bernini copyright Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Galleria Borghese

L’esposizione, realizzata con la partnership di FENDI, ha come tema conduttore proprio il Museo di Villa Borghese quale scena privilegiata della scultura di Gian Lorenzo Bernini. Suddivisa in otto sezioni tematiche la mostra tratteggia un ritratto ‘a tutto tondo’ del grande scultore

ROMA – E’ il genio di Gian Lorenzo Bernini al centro della splendida mostra, ospitata a partire dal 1 novembre fino al 4 febbraio 2018, presso la  Galleria Borghese, in occasione dei vent’anni dalla sua riapertura. 

L’esposizione, in continuità con il discorso critico avviato con l’esposizione Bernini Scultore: la nascita del barocco in Casa Borghese, ospitata presso il Museo nel 1998, è stata realizzata grazie al sostegno della casa di moda FENDI, partner istituzionale per i prossimi tre anni.

Il tema conduttore di questa grande mostra, a cura di Andrea Bacchi e Anna Coliva, è la Galleria Borghese quale scena privilegiata della scultura di Gian Lorenzo Bernini: il cardinale Scipione, suo primo committente, lo volle infatti autore di gruppi marmorei autonomi, per dare “figura di immaginazione” allo spazio di ogni stanza; il successivo committente, papa Urbano VIII Barberini, lo volle scultore integrato in una costruzione globale dello spazio, che fosse architettura ma al contempo comprendesse dentro di sé luce, colore, figurazione, illusioni dimensionali e proporzionali.

Articolata in otto sezioni, la mostra pone l’accento sul Bernini scultore di statue che si misura direttamente, e principalmente, con il marmo.  Partendo dall’apprendistato del giovane Bernini, con un focus sulle opere realizzate in stretto dialogo o in diretta collaborazione col padre Pietro, nelle quali emerge da subito la straordinaria padronanza dello scalpello, ereditata proprio da lui, il percorso prosegue con le seguenti sezioni tematiche: La giovinezza e la nascita di un genere: i putti; I gruppi borghesiani; Il restauro dell’antico; I busti; La pittura; Bernini e Luigi XIV; Il mestiere di scultore: i bozzetti. Ogni sezione dedica un approfondimento ad aspetti specifici della sua produzione, in modo da tratteggiare un ritratto completo del geniale artista. 

In occasione della mostra monografica, La Galleria Borghese, insieme a FENDI come partner istituzionale, ha anche presentato il restauro della Santa Bibiana (1624-1626). L’opera ha lasciato per la prima volta nella storia il luogo che la conserva sin dalla sua origine, la chiesa romana omonima nel Rione Esquilino per la quale fu concepita e realizzata da Bernini negli anni 1624-1626. La Santa Bibiana fu infatti commissionata allo scultore nel 1624 da Papa Urbano VIII, per l’altare della Chiesa di Santa Bibiana a Roma, a coronamento dei restauri dell’antico edificio sul Monte Esquilino, in previsione del Giubileo del 1625.

Il cantiere di restauro, che si è svolto dal 4 settembre al 16 ottobre 2017, è rimasto aperto ai visitatori che hanno quindi potuto ammirare l’esecuzione degli interventi sull’opera. Il restauro a cantiere aperto e l’esposizione in mostra dell’opera sono stati realizzati in collaborazione scientifica con Museum of the Bible di Washington D.C.

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