Alla Triennale di Milano la personale “Sudari” di Gianluigi Colin
Dall’11 maggio al 10 giugno 2018 in esposizione un corpus di 16 grandi tele inedite, realizzate appositamente per il progetto espositivo, più un dittico di piccole dimensioni MILANO - La mostra dal titolo “Sudari”, a cura di Bruno Corà e Aldo Colonetti, svela le molte anime di Gianluigi Colin, artista, art director e giornalista. Colin conduce infatti da molti anni una ricerca artistica intorno al dialogo tra le immagini e le parole. Il suo lavoro nasce come investigazione sul passato, sul senso della rappresentazione, sulla stratificazione dello sguardo. Si tratta di una poetica densa di richiami alla storia dell’arte e alla cronaca, che tende a porre sul medesimo piano memoria e attualità, facendo sfumare i confini tra le epoche. Una poetica dal forte impegno civile ed etico, che vuole restituire all’esperienza artistica forti valenze militanti. La sequenza di opere astratte presentate in questa esposizione mette in luce la storia personale e la radice concettuale della sua ricerca artistica: Colin si appropria di grandi tessuti utilizzati per pulire le rotative di diversi quotidiani. Si tratta di “roto-pitture”, tessuti in poliestere usati per “rimuovere” simbolicamente le notizie del mondo. Queste opere nascono tra la materia della realtà tipografica, portatrici della memoria di giorni, mesi, anni di notizie, intrise di inchiostri tipografici ed energie collettive. Si tratta di autentici “stracci di parole”: il grado zero di ogni forma di scrittura. Racconta Gianluigi Colin: “In queste tele riconosco le infinite storie di una umanità invisibile. Una memoria sospesa in un tempo che ogni giorno si rinnova: volti di donne e uomini, cronache di vite dolenti sovrapposte a fragili racconti di felicità. Ma qui il presente improvvisamente si dissolve: diventa sostanza informe, stratificazione di colori, pura astrazione. Tele prelevate nel cuore del mondo dell’informazione che si manifestano come sudari laici del nostro tempo. Ce lo ricorda Karl Kraus: ‘Dove la vita non ha trovato parole, rimane solo il silenzio’”. Nella prefazione di Stefano Boeri nel catalogo, che accompagna la mostra si legge: “Questa volta l'arte preesiste, è già art trouvé: basta un gesto di scoperta e riconoscimento, semplice ma profondo. Un atto sensibile di archeologia minuta, che svela l'indizio e ne riconosce all'istante non soltanto la bellezza autopoietica ma anche i suoi innati apparati concettuali. Eppure quell'azione tanto essenziale ha la forza di ribaltare totalmente le cose, forse perfino un po' involontariamente, al punto che siamo oggi costretti a chiederci: ma sono le immagini a precedere la scrittura, o viceversa? A ben vedere, per essere opera quegli ‘stracci di post-parole’ avevano solo bisogno di un nome: come quello che rende domestico un randagio raccolto per strada. La materia selvaggia viene dunque battezzata Sudari, con un richiamo alla reliquia più iconica e dibattuta del cattolicesimo: un diverso esito figurativo, cromatico, identitario, ma un'identica matrice nella parola”. Mentre Bruno Corà sottolinea: “L'approdo di Colin non è una semplice tappa del suo percorso artistico, ma assai di più. I Sudari, se si vuole considerarli a partire dalla loro origine fino all'innalzamento frontale emblematico non iconico, appaiono misura d'avvistamento estetico che ci riguarda. Ciò ricordando il detto già evocato dai versi di Hölderlin e ripetuto dal pensiero filosofico secondo cui ‘ognuno va tanto più lontano se va soltanto là dove può andare’". Scrive Aldo Colonetti: “Sudari sono impronte autentiche di una parte del mondo, non della sua totalità; ecco perché i colori, le forme, le tracce dei fatti della società contemporanea, compaiono sotto un’altra veste, senza mai arrivare al nero, ovvero alla negazione della varietà del mondo, attraverso un’opzione dettata dalla superbia assoluta di una ragione astratta. Gianluigi Colin ama il mondo, ama la sua storia per cui non potrà mai negarla totalmente, anche quando, come nel caso di queste ultime opere, ci va vicino; ci sarà sempre, per il nostro autore, una possibilità creativa e progettuale capace di andare aldilà della realtà, senza negarla. Perché questa è la ragione fondamentale dell’arte”. Vademecum Gianluigi ColinSUDARI 11 maggio – 10 giugno 2018Triennale di MilanoA cura di Aldo Colonetti e Bruno CoràCon il supporto di: H.edge, Gruppo Fallani, DE PLANOProgetto allestimento: Baldessari & BaldessariIngresso liberoPreview per la stampa: giovedì 10 maggio 2018 ore 12.30Inaugurazione: giovedì 10 maggio 2018 ore 18.30CatalogoSudariGianluigi ColinElecta, 2018128 paginePrezzo 25 euroTriennale di Milano Viale Alemagna 620121 MilanoT. +39 02 724341www.triennale.org ...