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Al MANN il primo database dedicato alla policromia delle sculture antiche

Si chiama “Mann-in-colours”  il progetto coordinato dal direttore del museo Paolo Giulierini e realizzato con la National Taiwan Normal University di Taipei che permetterà di visualizzare i capolavori della statuaria antica con i colori originali  NAPOLI - “Mann-in-colours” è l’iniziativa che il MANN  sta portando avanti insieme alla National Taiwan Normal University e che avrà la durata di tre anni. Si tratta di un progetto digitale che permetterà di apprezzare i capolavori della statuaria antica nei colori originali. Si perché le statue che siamo abituati ad ammirare nel loro candore marmoreo in realtà erano tutt’altro che bianche. È ormai un dato acquisito che nell'antichità vi fosse la pratica di dipingere le sculture (e gli elementi architettonici decorativi) ma l’idea generale, difficile da sfatare, è quella invece di un passato popolato da marmi bianchi. Il Museo archeologico nazionale di Napoli sarà quindi il primo a realizzare un database sulla policromia antica relativa alle sculture che ospita. Sarà un archivio accessibile al grande pubblico e quindi non solo a ricercatori e studiosi. La ricolorazione delle opere sarà ovviamente virtuale e consentirà di ammirare le sculture proprio come le vedevano gli antichi.  "Dopo aver dedicato nel 2017 una mostra a Winckelmann – spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini – uno dei teorizzatori del “candore” delle statue classiche che aprirà una scuola di pensiero tenacemente impermeabile all’idea del colore, il Mann continua nel grande processo di stimolo della ricerca concentrandosi su quanto ancora il proprio patrimonio statuario non ha espresso al pubblico: la policromia appunto, che rende molto più vicini i capolavori antichi alla tradizione statuaria lignea sovradipinta di età medievale e rinascimentale presente nelle nostre chiese. Lo straordinario effetto dei pigmenti  - conclude Giulierini  - ci porta a riflettere su quanto possano essere parziali e docontestualizzate le esposizioni museali. Per fare un esempio sarebbe come se noi esponessimo fra 2000 anni una macchina da corsa di una nota casa costruttrice di Maranello senza il caratteristico colore rosso: le avremmo privato l’aspetto più identitario”. Alcune statue presentano ancora dei frammenti di colore, questo è un ottimo punto di partenza per lo studio condotto dall'archeologa Cristina Barandoni insieme all'Università di Taiwan. Le prime statue ad essere studiate saranno quelle della collezione Farnese. Parallelamente alle indagini diagnostiche è prevista l’apertura verso il pubblico di tutte le fasi della ricerca, grazie alla progettazione e alla realizzazione di una EXPERT ROOM, un vero e proprio "cantiere aperto", visitabile da tutti, così da poter osservare da vicino la conduzione delle indagini e vedere con i propri occhi gli esperti al lavoro. Gli utenti digitali assisteranno alla messa in rete dei risultati attraverso la creazione di un sito web dedicato, nel quale saranno caricati videocast e podcast di tutte le  fasi salienti.   ...

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