Attenti al paparazzo
Torino. In quegli anni Cinquanta che segnavano la rinascita dell’Italia dopo le tragedie della guerra, Roma era tornata Caput mundi: splendida e maestosa, colta e frivola, abitata da scrittori e da artisti di prim’ordine e affollata di celebrità grazie a Cinecittà, ai suoi registi geniali (Antonioni, Blasetti, De Sica, Fellini, Lizzani, Monicelli, Risi, Rossellini…), ai suoi teatri, ai suoi grandi sarti (così si definivano, serenamente, e non «stilisti») che vestivano il gran mondo internazionale. «Roma non ha più fame, non ha più paura. E si diverte. Comincia la festa di via Veneto, affollata d’intellettuali, di re in esilio, di ragazze in cerca di fortuna, di registi in cerca di ragazze e di fotografi in cerca di re in esilio, di registi, di grandi attrici e di ragazze che diventeranno attrici»: Miriam Mafai raccontava così, nel 2002, la Roma del tempo. È su questo sfondo scintillante che si muovono i protagonisti delle prime sale della mostra «Arrivano i Paparazzi!» (dal nome del fotografo della «Dolce Vita» di Fellini, 1960), che Camera. Centro italiano per la Fotografia presenta dal 13 settembre al 7 gennaio prossimo, con il sostegno dei suoi partner Intesa Sanpaolo, Eni, Reda, Lavazza, Compagnia di San Paolo e altri. Dai fasti mondani di via Veneto il percorso scorre avanti nel tempo fino a quando le nuove tecnologie consentono di cogliere le «prede» senza comparire a tradimento, come facevano i paparazzi, ma fotografandole da lontano con i teleobiettivi e rubando momenti privati, spesso scabrosi, con lo sguardo del voyeur più che del cronista mondano. La mostra, voluta dal presidente di Camera Emanuele Chieli e dal direttore Walter Guadagnini, che ne è anche il curatore con Francesco Zanot, ripercorre il fenomeno dello «scatto rubato», che ha avuto grande peso nella storia della fotografia e che oggi ci consente di rivivere alcuni decenni della storia e del costume dell’Occidente. In un mondo non ancora colonizzato da internet, erano le riviste a offrire l’informazione «rosa» (e talora nera), inseguendo le celebrità del cinema: Anita Ekberg e Marcello Mastroianni, Ava Gardner e Walter Chiari, Liz Taylor e Richard Burton, Brigitte Bardot, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, «paparazzati» da Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Elio Sorci, Ron Galella e altri ancora. Entra poi in scena Jackie Kennedy, nelle vacanze felici a Roma, Capri e in Costiera e nel dolore offerto in pasto al mondo ai funerali del presidente, fino ai nudi rubati da Settimio Garritano nell’isola greca di proprietà del secondo marito, Aristotele Onassis. In seguito toccherà a Lady D, a Silvio Berlusconi e altri: l’appeal mediatico era passato dai divi ai potenti. Da ultimo, i fotografi del nostro tempo, come Ellen von Unwerth, Alison Jackson, Armin Linke che, prendendo spunto dai vituperati paparazzi, riflettono con consapevolezza sulle modalità di quella forma di fotografia. Incontri con artisti, proiezioni di film (da «La Dolce Vita» a «La Grande bellezza») e altri eventi culturali sono organizzati in collaborazione con la Reggia di Venaria, il Museo Nazionale del Cinema e la Rai. ...